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Unike: la storia di Tania

03/02/2021

Oggi metto a disposizione con umiltà la mia esperienza di vita, nero su bianco quello che è stato il mio processo evolutivo, la mia storia presente e quella passata. E’ un viaggio. Qualcuna ne esce consapevole, qualcuna meno. Oggi posso dire che dalla prima tappa del mio viaggio della consapevolezza ne sono uscita informata, sensibilizzata e come in tanti “viaggi - progresso” ne sono uscita commossa, adrenalinica, forte.

Ciao, sono Tania e sono una donna sola.

Non fraintendetemi… Ho tre figli splendidi, un lavoro che mi appaga e che mi fa sentire viva ed una vocina interna “primordiale” che ho imparato ad ascoltare. Quella vocina sono io, sola. Senza tutte quelle infrastrutture che utilizziamo nella nostra vita per sentirci più forti, simili agli altri e quindi appartenenti ad una categoria unificata sotto lo stesso nome che ci rassicura, che ci dà un’identità. Una giusta per tutti meno che per noi stesse.

La solitudine è indiscutibilmente la migliore via per avvicinarci a noi. Solo quando siamo sole, con l’unica compagnia dei nostri pensieri puliti, siamo capaci di concentrarci su noi stesse, apprezzando la nostra stessa compagnia.

Un tempo non la pensavo così. Ho rinunciato, come fanno tante donne, alla costruzione della mia identità personale. Ero “moglie di” e "innamorata di” e mi bastava questo. Ma mi sbagliavo perché… Un tempo io ancora non esistevo.

Il ruolo di moglie non può sussistere senza quello di marito e quando lui è andato via io ho smesso di essere. Perché, per seguire lui, giorno dopo giorno senza rendermene conto, ho lavorato per essere solo quello.

Sono caduta.

Ho perso le mie radici, le mie fondamenta e con quelle il mio valore perché non avevo costruito quello che era il mio percorso di felicità.

Poi ho iniziato a sentir sussurrare nella mia testa una vocina: era la mia vocina, quella primordiale, quella che sentivo quando alla mia giovane età ero un’atleta agonista.

“Accetta le sconfitte, queste sono parti integranti della tua crescita. Perdere fa parte del gioco, se non gareggi non puoi vincere.”

Mi sono rimboccata le maniche, e da imprenditrice, con coraggio e dedizione, ho aperto una palestra per le donne con lo scopo di creare un ambiente confortevole e stimolante affinché loro tutte potessero amarsi. …E poi ho fatto qualcosa solo per me.

Perché quando iniziamo a metterci al primo posto tutto inizia a funzionare. Non è egoismo, le donne non lo sono per natura. Siamo madri, viviamo d’istinto materno, siamo accoglienti.

Ho imparato a mantenere il colpo, a lasciar andare le persone e le sconfitte e sono tornata a fare quello che mi piaceva fare: usare il cervello per aiutare gli altri.

Oggi sono un avvocato d’affari e sono grata.

Sono grata perché ho capito che ognuna di noi può raggiungere le mete che si prefigge nella vita, possano queste essere una casa grande ed incantevole fuori città, mettere su famiglia ed avere un cane, o avere successo nel campo giuridico, pubblicitario… Qualunque sia la scelta, l’importante è rimboccarsi le maniche e proporsi seriamente di raggiungerla, iniziando con l'essere la migliore versione di noi stesse con l’idea di rendere felici noi stesse.

Così anche nella mia vita professionale ho fatto un bel cambio di direzione. È proprio questa la vera bellezza: essere capaci di plasmarsi in relazione agli eventi e con umiltà seguire quello che desideriamo essere.

Ricordo ancora la faccia di mio padre quando gli dissi che volevo lasciare il mondo dell’avvocatura per il quale avevo fatto un bagno di umiltà non indifferente.

Poi però ho pensato a me e sono andata avanti.

Oggi come oggi non esistono profili professionali migliori degli altri. Da persona concreta quale sono, un lavoro per me deve rendere, deve adeguarsi ai bisogni di una donna. E arrivare ad avere questo pensiero non è stato facile.

Ho accettato la mia singolarità e quella degli altri. Tutte abbiamo talento e siamo dotate a modo nostro. Ognuno ha i suoi punti forti, dal pollice verde alle relazioni sociali o alla pittura; accetta i tuoi, curali e rafforzali.

È quando ho iniziato ad avere equilibrio nella percezione delle cose che sono diventata donna.

L’equilibrio si genera dal percorso fatto da ognuna di noi. È una caratura che viene dall’esperienza, dal carattere religioso o filosofico.

È il percorso che ci rende l’una diversa dall’altra. Per questo siamo donne unike. Ed è bello esserne consapevoli ed avere solidarietà, è bello non ambire ad essere come le altre, ma di altre farne lo spunto.

Oggi mi sento una donna che si è conquistata il proprio spazio nel mondo, libera di costruire creativamente la propria identità e femminilità.

E come le donne unike, ho trovato un equilibrio, sono in pace, non scendo a compromessi.

Vivo una vita diversa dalle altre ma non mi sento diversa. Ho imparato ad avere coraggio e a vivere la mia unicità. L’unicità di chi non vuole sovrapporsi a nessuno. L’unicità di ascoltare la propria vocina, che non è mai uguale alle altre.

Siamo visionarie, siamo coraggiose. Siamo unike.