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L'effetto pigmalione

08/07/2021

La profezia che si autoavvera non è soltanto un fenomeno reale e concreto ma è anche estremamente comune, poiché ci influenza dalla mattina alla sera. Che cosa significa? Mai avuto quella sensazione di aver sentito fino al midollo che sarebbe successo e così poi è stato? Non è questione di magia o di particolari capacità psichiche, anzi è un fenomeno psicologico confermato da numerose ricerche ed esperimenti. Semplicemente la tua previsione ha aumentato le probabilità che la stessa si avverasse perché consciamente (o inconsciamente) ha influenzato il tuo comportamento.

In sostanza, diventiamo ciò che pensiamo. E, implicitamente, significa che è meglio essere positive nella vita, in modo da richiamare a sé più fortune.

Fu Robert Merton il primo ad introdurre tale concetto in Sociologia nel 1948, per poi arrivare allo psicologo Robert Rosenthal che, in collaborazione con la preside di un istituto scolastico americano Lenore Jacobson, lo studiò e lo mise alla prove in alcuni esperimenti decisamente interessanti, arrivando a descriverlo come effetto pigmalione, dal mito greco in cui lo scultore Pigmalione modella una statua femminile, di cui finì per innamorarsene, ritenendola l’incarnazione della bellezza più perfetta.

Come funziona l’effetto pigmalione? Le nostre profezie non si avverano sempre ma possono essere molto potenti, sia nel bene che nel male (in questo caso prende il nome di effetto Golem, dalla creatura di mitologia ebraica).

Rosenthal e Jacobson alla fine degli anni ‘60 condussero l’esperimento più famoso, capace di spiegare il potere della suggestione interpersonale. All’interno di una scuola elementare californiana hanno somministrato agli studenti un test di intelligenza. I risultati non furono condivisi con gli insegnanti, ma a questi vennero indicati i nomi di alcuni bambini che avevano ottenuto dei punteggi molto elevati, molto al di sopra della media.

Alla fine dell’anno scolastico, gli scienziati tornarono e risomministrarono il test agli studenti per verificarne l’andamento, e notarono come gli alunni segnalati ottennero punteggi assai migliori rispetto alla prima prova e rispetto al resto della classe.

Nessuna magia, anzi! Gli scienziati selezionarono a caso gli studenti da segnalare agli insegnanti, ma così facendo evidentemente qualcosa è accaduto, perché quei bambini impararono meglio durante l’anno. Probabilmente, la notizia di avere in classe alunni particolarmente dotati fece sì che i maestri modificassero, forse in parte involontariamente, il metodo di insegnamento nei confronti degli “eletti”. Gli studiosi notarono 4 condizioni particolari rispetto all’esperienza di apprendimento degli alunni segnalati:

1. questi avevano un rapporto più armonioso con gli insegnanti

2. venivano loro forniti maggiori input

3. oltre a maggiori opportunità di responso

4. e a feedback più costruttivi ed educativi.

Gli insegnanti, quindi, avvantaggiarono inaspettatamente i bimbi segnalati.

La cosa interessante è che non è un fenomeno che si articola solo sulla base del linguaggio, ma avviene anche a livello di piano non verbale.

Richard Wiseman è un professore di Psicologia e ha scoperto che le persone si attirano la fortuna quando sono più aperte alle novità e più ottimiste, e così sono più resilienti di fronte alle difficoltà.

In parte, noi tutte subiamo la realtà che creiamo. È quindi una questione di mindset: la prossima volta che devi approcciare un compito o una sfida, pensa chiaramente a quello che vorresti ottenere e credici con tutta te stessa. Può essere che le tue azioni seguiranno di conseguenza. Pensa a quello che vorresti ottenere e non a quello che non vorresti accadesse.

Rosenthal, R.& Jacobson, L. (1968). Pygmalion in the Classroom. The Urban Review, 3(1), 16-20