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Il burnout

31/05/2021

Indagini condotte nel 2020 hanno rilevato che circa il 76% dei lavoratori qualche volta sperimenta sintomi legati al burnout, e già nel 2019 l’OMS aveva dichiarato tale sindrome un fenomeno occupazionale mondiale. Ma che cos’è il burnout?

 

Quando fu riconosciuto per la prima volta negli anni ’70, il burnout era associato prevalentemente ai professionisti sanitari ma ad oggi sappiamo che può verificarsi in qualsiasi settore lavorativo. 

È definito come una condizione psicofisiologica in cui una persona sperimenta un mix di sintomi fisici e psicologici che si traducono in una diminuzione della soddisfazione e della produttività sul lavoro, e sottende 3 classi di sintomi: esaurimento energetico; distaccamento o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro; ridotta efficacia professionale.

 

Il burnout può insorgere per diversi motivi, tuttavia una cattiva gestione dello stress è riconosciuta come la causa principale. Altri fattori tra loro interagenti contribuiscono allo stress lavoro-correlato, che a sua volta può innescare al burnout:

• aspettative di lavoro irrealistiche, rispetto al carico di lavoro e al timing delle scadenze

• percezione di assenza di controllo sul proprio (micro)ambiente lavorativo

• cattiva comunicazione, che include scarsa definizione e chiarezza dei compiti e dei ruoli. Significa anche mancanza di supporto e impossibilità a chiedere aiuto

• isolamento, oggi ancora di più data la forzata mancanza di socializzazione

• mancanza di sostegno e trattamento ingiusto

A queste condizioni si aggiungono anche fattori individuali, come caratteristiche di personalità, e fattori socio-demografici (ad esempio, sembra che le donne siano maggiormente predisposte degli uomini).

 

Quali sono i segnali del burnout?

Le persone che cominciano a sperimentare la sofferenza da burnout inizialmente si lamenteranno principalmente di una forte e continua sensazione di stanchezza, fisica e/o mentale. Questa mancanza di energia cronica influenzerà diversi aspetti della vita dell’individuo che potrà manifestare disturbi del sonno, un maggior numero di malesseri, una maggiore difficoltà a riprendersi da una malattia… questi sintomi a loro volta agiranno sull’umore (ansia, irritabilità, demoralizzazione) e sulle capacità cognitive della persona, che man mano si sentirà sempre meno sicura di sé e meno efficiente. E come un circolo vizioso si alimenteranno ulteriori sintomi fisiologici legati allo stress come mal di testa, problemi di stomaco o cardiovascolari…

Successivamente, subentrerà un atteggiamento pessimistico riguardo al proprio lavoro, e a lungo andare ciò si tradurrà in demotivazione, disinteresse e disimpegno. 

Oltre a problemi sul lavoro, le persone che soffrono di burnout possono mostrare segni di tipo depressivo come il ritiro dai propri cari o il non godere di hobby o interessi che una volta erano importanti, col rischio anche di attivare maggiori conflitti relazionali nella vita privata.

 

Il burnout dovrebbe essere affrontato sia a livello organizzativo che a livello individuale, e richiede un intervento tempestivo per evitare ulteriori costi ingenti. Un percorso terapeutico è sempre indicato, specialmente laddove i sintomi cominciano a gravare grandemente sulla nostra qualità di vita. Individualmente la cosa migliore che possiamo fare è rafforzarci al massimo per poter meglio gestire lo stress e quindi prevenire il burnout. 

Qualche piccolo accorgimento può nel suo piccolo favorire un miglior clima lavorativo come:

- imparare ad assumersi un maggiore controllo attraverso delle to-do-lists o prendendo il coraggio di delegare;

- cercare di ritagliarsi momento di socializzazione tra colleghi;

- fare sì che le pause siano anche momenti in cui staccare mentalmente dal lavoro: invece di controllare le mail davanti alla macchinetta del caffè o ricontrollare gli appuntamenti in agendo, sarebbe meglio prendersi del tempo per leggere un libro o ascoltare musica;

- tenere sotto controllo problemi extra-lavoro che tuttavia inficiano gravemente sulla nostra performance (es. disturbi del sonno).

 

E quando siamo in smart-working da casa? 

Sappiamo infatti che nel “lavoro agile” il confine tra lavoro e vita domestica può diventare rapidamente sfumato, perciò è fondamentale per la nostra salute mentale settare e implementare dei confini funzionali. Qualche strategia utile potrebbe essere:

- vestirsi con gli abiti da lavoro, per ricreare la sensazione di svolgere un'attività lavorativa in un ambiente separato;

- far finta di “andare a lavoro”, facendo anche una veloce passeggiata intorno all'isolato;

- mantenere i confini temporali, in modo da creare un programma che si adatti alle tue esigenze e a quelle della tua organizzazione, come portare i bambini a scuola e fermarsi a pranzo;

- fare pause caffè virtuali coi propri colleghi

- ridurre la solitudine ad esempio pianificando una giornata in ufficio una volta al mese in cui il personale possa riunirsi.

 

E tu, che strategie usi quando ti senti particolarmente affaticata o afflitta sul lavoro?

 

• Boyes, A. (2021). How to get through an extremely busy time at work. In HBR guide to beating burnout (pp. 29–34). Harvard Business Review Press.

• Giurge, L. M, & Bohns, V. K. (2021). How to avoid burnout while working from home. In HBR guide to beating burnout (pp. 35–40). Harvard Business Review Press.

• Michael P. Leiter e Christina Maslach, Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro, Erickson, 2000. 

• Christina Maslach, La sindrome del burnout. Il prezzo dell'aiuto agli altri, Cittadella Editrice, 1997.

• Moss, J. (2021). Helping remote workers avoid loneliness and burnout. In HBR guide to beating burnout (pp. 173–180). Harvard Business Review Press.

• Saunders, E. G. (2021). Six causes of burnout, and how to avoid them. In HBR guide to beating burnout (pp. 23–28). Harvard Business Review Press.

• William E. Powell, The relationship between feelings of alienation and burnout in social work., in Families in Society, vol. 75, n. 4, aprile 1994, pp. 229-235.